Il benessere dell’organismo e quindi di tutti i suoi apparati, organi, tessuti, dipende strettamente dall’ambiente in cui le cellule sono immerse. Purtroppo l’abitudine a frammentare, per motivi di studio e ricerca, la complessità dei sistemi viventi porta a prendere in considerazione solo una parte del corpo o l’organo malato e le sue cellule. Gli studi sulla matrice extracellulere consentono invece una visione d’insieme che comprende, anzi dà, un’importanza fondamentale all’ambiente in cui le cellule si trovano a vivere.
Tale ambiente, detto matrice, che corrisponde al tessuto interstiziale non solo fa da sostegno e connessione ma apporta anche nutrimento attraverso i capillari, ed elimina tossine attraverso i vasi linfatici e le cellule “spazzine” deputate alla ripulitura delle sostanze di scarto del metabolismo. Queste cellule definite “spazzine” appartengono al sistema reticolo endoteliale e sono in grado di fagocitare ed eliminare elementi di scarto e di disturbo.
Nel 1975 A. Pischinger, professore di Istologia ed Embriologia all’università di Vienna, definì la matrice interstiziale o mesenchima come la “prima unità vivente”, contrapponendosi così alle teorie di Virchoff, che attribuiva alla cellula il molo di unità strutturale fondamentale e centrale del sistema biologico.
Secondo Pischinger,
“prima che si ammali la cellula si ammala il liquido interstiziale”.
Più o meno negli stessi anni un altro ricercatore tedesco, il dott. Heine compi una serie di studi sull’ambiente extracellulare. Lo scienziato tedesco giunse alla conclusione che
“la cellula non può essere concepita a prescindere dall’ambiente vitale che la circonda, la matrice extracellulare”.
Tale ambiente ha un
“…effetto significativo sulla determinazione dell’espressività genetica della cellula stessa. E l’interazione della genetica con l’ambiente che determina ciò che siamo. Le intossicazioni extracellulari possono agire sul DNA e la matrice può dare risonanze fino al livello psichico ed emotivo”.
Questo significa che l’ereditarietà ha una grandissima importanza, ma la manifestazione o meno di patologie, o semplicemente tendenze costituzionali, dipende ancora dalla matrice e quindi dallo stato di intossicazione dell’individuo. Ciò ci permette di dire che possiamo intervenire sull’espressività genetica delle cellule prendendoci cura della matrice, disintossicandola, introducendo sostanze che la rafforzano, evitando abitudini e stili di vita che la danneggiano, utilizzando tecniche che ne stimolano i processi di riequilibrio. La cellula, quindi, non può essere studiata, compresa e “guarita” a prescindere dal suo ambiente vitale, la sostanza fondamentale, così come nessun essere umano può guarire se non vive in armonia con l’ambiente e i propri simili.
Anche gli studi effettuati sui sistemi aperti confermano l’importanza della matrice apportando un notevole contributo con la descrizione degli scambi di tipo bioelettronico oltre a quelli di tipo biochimico.
Negli anni Cinquanta il professore Ludwig von Bertalanffy della scuola viennese formulò una nuova teoria che si contrapponeva al modello newtoniano dei sistemi chiusi: la biocibernetica dei sistemi aperti.
Nella sua opera Teoria generale dei sistemi, espose tale teoria:
In un sistema aperto capace di scambiare energia e materia con l’ambiente (com’è, ad esempio, quello di un organismo pluricellulare vivente) le varie forze che interagiscono non lo fanno secondo un modello lineare, ma risultano intercollegate in un continuo scambio di energia e materia, ovvero di informazioni veicolate da energie a microintensità. Ogni componente del sistema è in continua e costante interazione regolatoria (sia eccitatoria sia inibitoria) con le altre parti. Tramite questo continuo scambio informatico di tipo biochimico-umorale e biofisico il sistema tende a mantenersi in un equilibrio dinamico che comporta il minimo dispendio energetico: l’‘omeostasi.
La disfunzione, quindi, non riguarderà la singola parte del sistema, nel caso del corpo umano l’organo, ma, attraverso catene causali consecutive, più organi e apparati che magari non rivelano, all‘apparenza, una connessione stretta. Le patologie e, prima ancora, i disturbi funzionali potranno essere letti come il risultato di scambi informatici fra cellule e quindi fra organi.
Lo scambio di informazioni avviene attraverso microoscillazioni elettromagnetiche e il mesenchima, o matrice interstiziale, è il mezzo attraverso il quale tutte le informazioni bioumorali e bioelettroniche si propagano e si trasmettono all‘intero organismo.
La matrice rappresenta dunque un importante network comunicativo intercellulare e interorganico.
Questi studi confermano la necessità di un approccio globale alla salute; inoltre sottolineano come le varie parti del corpo si scambiano continuamente informazioni per via biochimica e biofisica e funzionano in modo da compensarsi per il raggiungimento di un equilibrio dinamico che porti al benessere dell’insieme dell’intero organismo.