La meditazione è una tecnica utilizzata per ampliare lo stato ordinario di coscienza.
Essa può essere descritta come una pratica della mente che sviluppa la consapevolezza, e agisce sulla dimensione energetica e, attraverso l’analisi cognitiva e la visualizzazione, libera dalla sofferenza e tutela la salute. Nell’accezione più ampia è la strada che supera l’illusione dell’esistenza dell’Io e permette di raggiungere l’Illuminazione.
Come afferma Lamparelli(1995), i modelli di pratica meditativa ascetici risultano storicamente e socialmente superati mentre l’affrancamento da cicli ripetitivi dell’esistenza, la liberazione dalle illusioni e dal conformismo, la comprensione dei meccanismi mentali, la chiara visione delle cose, l’aumento della sensibilità, la conquista della calma e del distacco, tutto questo può essere utile in ogni società e non richiede rinunce preventive e forzature di qualsiasi sorta. Le pratiche di meditazione mirano a destrutturate quel processo di costruzione dei modelli mentali descritto da più correnti della psicologia a ad ampliare la consapevolezza.
Fisiologia della meditazione
La PNEI(Psiconeuroendocrinoimmunologia) pone al centro della ricerca il sistema dello stress: dalla sua buona o cattiva regolazione può innescarsi meccanismo di salute o di malattia. Diversi sono gli strumenti adottabili d’intervento per la regolazione del sistema dello stress: piante dattogene, massaggi, riflessoterapie, ocounselling, ma la meditazione è il principe di questi strumenti.
La meditazione, infatti, è uno strumento efficace, sicuro (se eseguito con consapevolezza) economico, facilmente apprendibile an che senza bisogno di particolari conoscenze. Oggi oltretutto i suoi effetti sono verificabili con gli strumenti della verifica scientifica (F. Bottaccioli, A. Carosella, 2003).
Esiste una stretta interconnessione tra il sistema nervoso autonomo e le pratiche di meditazione. Il sistema nervoso autonomo svolge un ruolo di controllo, al di là dell’influenza volontaria, di molti processi fisiologici dell’organismo, tra i quali la tensione muscolare, la frequenza cardiaca e il flusso sanguigno.
Dalle prime osservazioni di oltre mezzo secolo fa, realizzate con elettrocardiogramma ed elettroencefalogramma, fino al recente uso delle immagini di risonanza magnetica funzionale, tutti quelli che hanno studiato il cervello umano durante la meditazione, hanno descritto modificazioni elettrofisiologiche e chimiche(ormoni, neurotrasmettitori). Tali studi danno una spiegazione scientifica dello stato di profondo benessere, di rilassata vigilanza, che ogni meditante prova durante un esercizio ben condotto.
Tralascio volontariamente i primi studi degni di nota sulla meditazione, avvenuti intorno agli anni trenta del secolo scorso, in quanto molto pionieristici, non va sottovalutata però la loro importanza per la diffusione conoscitiva in occidente delle tecniche meditative.
A partire della seconda metà del secolo scorso, iniziarono indagini con moderni strumenti scientifici quali l’elettrocardiogramma (ECG) e l’elettroencefalogramma (EEG), per decifrare i cambiamenti fisici che si realizzarono durante l’esecuzione di esercizi di meditazione.
Le conclusioni di queste prime indagini scientifiche furono le seguenti:
- A livello cardiorespiratorio, vi è una forte riduzione del ritmo(frequenza) del respiro e di quello cardiaco.
- A livello cerebrale, si registra uno stato di rilassamento diverso dal sonno.
Nella seconda metà degli anni sessanta, Tomo Hirai, psichiatra giapponese, dà il via ad un programma di studio sistematico su meditatori esperti ossia monaci Zen. Hirai, utilizzando l’EEG e l’ECG, documentò i seguenti cambiamenti fisiologici:
- Aumento dell’ampiezza e della regolarità delle onde alfa.
- Diminuzione significativa del consumo di ossigeno, della frequenza respiratoria e di quella cardiaca.
Dati che sono confermati da due ricercatori Keit Wallace e Herbert Benson in un articolo apparso su “Scientific American” e tradotto in italiano nella rivista “Le scienze”(1972).
Negli anni ottanta e novanta, gli studi diventano più sistematici e articolati. Per esempio, si studiano meditanti a vari livelli di preparazione e con diversi anni d’esperienza, mentre ai tradizionali strumenti di registrazione dell’attività elettrica del cuore e del cervello, si associano analisi del sangue per indagare i livelli dei più importanti ormoni e neurotrasmettitori.
I risultati di tali lavori si possono così riassumere:
- Regolazione della produzione di cortisolo, fondamentale ormone dello stress.
- Aumento notturno della melatonina, fondamentale ormone del sonno, con funzioni chiave della sincronizzazione dei ritmi biologici dell’organismo.
- Riduzione della noradrenalina, neurotrasmettitore prodotto sia dalle surrenali sia dal cervello sotto stress.
- Aumento della serotonina, neurotrasmettitore di grande rilievo per l’umore(antidepressivo) ma anche per la regolazione della fame e della sazietà e non solo.
- Aumento del Dhea(deidroepiandrosterone), ormone prodotto sia dalle surrenali sia dal cervello, con ruoli molteplici sull’umore e sul sistema immunitario.
- Aumento del testosterone, ormone maschile per eccellenza, ma che può svolgere un ruolo importante anche nelle donne perché, soprattutto in menopausa, costituisce una riserva per la produzione di ormoni femminili (estrogeni), tramite un meccanismo di conversione enzimatica dell’ormone maschile a quello femminile che si chiama aromatizzazione.
Dal 1999 in avanti molti studi oltre all’uso dell’ECG utilizzano immagini ottenute con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) che consentono la visualizzazione delle aree cerebrali coinvolte durante i diversi esercizi meditativi. Questi studi aggiungono ai dati precedenti due novità importanti:
- La comparsa di scariche di onde teta soprattutto in fase di meditazione profonda.
- La comparsa di onde gamma durante esercizi di visualizzazione e non solo.
Le onde cerebrali.
Le onde elettriche cerebrali si distinguono in base alla frequenza e in altre parole in base al numero di cicli il secondo misurati in Hertz (Hz). A bassa frequenza sono le delta (meno di 4 cicli il secondo, tipiche del sonno profondo), le teta (4-8 Hz) e le alfa (9-13 Hz). Ad alta frequenza, le beta (14-29 Hz) e le gamma (30-100 Hz), tipiche dell’attività.
Nell’ultimo decennio, queste onde hanno ricevuto una particolare attenzione in quanto emergono in concomitanza dello svolgimento di vari compiti legati a stimoli sensoriali, ma anche ai circuiti dell’attenzione e della coscienza.
Gyorgy Buzsaki in due articoli pubblicati nel 2003 su “Neuron” mese di Gennaio 2003, studia le onde cerebrali dell’ippocampo individuando determinate zone particolarmente significative. Tali studi sono tuttora in corso. I moti ondulatori del cervello, sono stati interpretati, come un bisogno di integrazione in network di aree cerebrali separate spesso molto distanti tra loro.
Quando percepiamo un oggetto, il nostro cervello lo scompone in una serie di qualità relative al colore alle dimensioni, che sono elaborate da circuiti separati. Come avviene poi la ricomposizione in una rappresentazione unitaria è ancora un mistero, ma con certezza, adesso sappiamo, che si registra una forte attività oscillatoria del tipo gamma che unifica popolazioni di neuroni collocati nelle aree visive, nell’amigdala, nell’ippocampo, nelle aree corticali associative parietali e frontali.(F. Bottaccioli, A.Carosella, 2003)
In sostanza, l’oscillazione coerente di insiemi di neuroni permette la sincronizzazione di circuiti adatti allo svolgimento di determinati compiti.
L.I. Aftanas e S.A. Golocheikine dell’Accademia delle Scienze mediche della Russia affermano, dopo uno studio su meditanti esperti con l’elettroencefalografia, ”da questi dati si può supporre che, durante gli esercizi di meditazione, siano spenti i circuiti nervosi irrilevanti per il controllo dell’interno e inibite le informazioni non pertinenti”, il cervello elimina il sovraccarico, mette nel cestino i “file” inutili e riorganizza i circuiti basilari per il buon funzionamento del sistema.